Dire per non comunicare nulla
Domenica 21 marzo, in una giornata tutt’altro che primaverile, alle 17 e 26 sulla pagina facebook del sindaco Annese appare a caratteri cubitali la notizia che alle 19.00 avrebbe realizzato una diretta. Le aspettative, tante, data la circostanza di essere in zona rossa e coscienti del numero dei contagi e purtroppo delle vittime del covid-19, sono naufragate in un mare di numeri discrepanti, in un oceano di vaghezza e nei rivoli di una dietrologia fuori tempo e luogo.
A noi è sembrato un modo di fare puntato sulla visceralità e l’emozione, pasticciato e svalutante data la complessità della situazione.
Non ci sembra possibile che la comunicazione del primo cittadino sia spalmata quasi esclusivamente sui social, bypassando le forme tradizionali come le conferenze stampa. Si tratta di tipologie diverse con obiettivi differenti. Nel social Annese punta a orientare e a consolidare consenso con un linguaggio semplificato su contenuti selezionati. La conferenza stampa, lo costringerebbe a forma e contenuti che si adeguino ai giornalisti, che seguono le vicende politiche e amministrative, attenti a indagare che ci sia il rispetto delle regole e soprattutto delle prerogative dei cittadini a partire da chi è più vulnerabile.
Pertanto, ci saremmo aspettati che alla diretta fosse seguita una convocazione della stampa a cui spiegare la difformità dei numeri tra la prefettura e la Covid Room in merito ai contagi, le procedure per la prenotazione dei vaccini, le modalità con cui conferire i rifiuti in caso di positività…
Non tutto può essere esportato alla città con un messaggio fortemente polarizzato facendo sembrare bene ciò che è male, positivo ciò che è negativo, seducente ciò che è spiacevole senza alcuna mediazione critica e nessun confronto. La comunicazione istituzionale deve tornare ad avere un approccio organico, che contempli l’utilizzo di più mezzi sfruttando al meglio le specificità di ognuno per raggiungere obiettivi di chiarezza e trasparenza.