Immagini emblematiche

Immagini emblematiche

È una città allo sbando quella fotografata in questi scatti del 17 agosto.

Non era affatto imprevedibile, alla luce di quanto avvenuto negli ultimi anni, che ci saremmo trovati di fronte a un’estate affollata e complicata.
Eppure, ancora una volta, il Sindaco Annese non si è dimostrato in grado di gestire il decoro e la vivibilità di Monopoli.

È evidente che ci troviamo di fronte a un’Amministrazione che procede a due velocità: rapidissima nell’autorizzare l’ampliamento gratuito delle occupazioni di suolo pubblico nel centro storico, inesistente nell’immaginare e proporre nuove soluzioni a favore di tutti gli operatori del resto della città. Rapidissima nel chiedere “un sacrificio per quest’estate particolare” ai residenti nel centro storico, invasi e travolti da un colpevole caos, incapace di adeguare al periodo critico estivo il servizio di raccolta rifiuti e il lavaggio delle strade, che al mattino (ma non solo) si presentano in condizioni pessime.

Ma torniamo alle immagini dell’altra sera e alla evidente assenza di ogni controllo e decoro.
La fruizione della costa è lasciata completamente in balia della volontà dei privati, che alzano la voce per esigere diritti, spesso discutibili, a fronte del silenzio cui sono costretti gli altri cittadini. Una fruizione che passa anche per quella “vista mare” che contraddistingue la nostra città e che viene deturpata da parcheggi sempre più a ridosso del mare, sempre più invadenti, sempre più a pagamento.

Le immagini ritraggono un fazzoletto di terra adibito a parcheggio sopra la spiaggia di Porto Bianco. Forse legittimo, ma davvero opportuno?
Per il sindaco Annese è tutto solo un grande successo: i rifiuti non raccolti ai lati delle sporche strade del centro storico e di quelle dimenticate delle nostre contrade, le difficoltà insormontabili per accedere liberamente al mare con i cartelli di divieto d’accesso che spuntano nel bel mezzo dell’estate e con i parcheggi vista spiaggia che nascono a Ferragosto.
Ma ai beni comuni e all’interesse pubblico chi ci pensa?

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