La Parola-password di Manisporche
parole-chiave della nostra identità e della nostra esperienza culturale e politica vissuta sul territorio di Monopoli
L’impegno che caratterizza l’esistenza e l’azione di Manisporche sul territorio ruota intorno ad alcuni punti cardine da cui ripartire per la costruzione di un percorso, che possa dare una testimonianza e una svolta positiva nel delicato periodo storico che attraversiamo.
Parliamo di umanizzazione dei tempi, per restituire dignità umana agli spazi temporali in cui abitiamo, di sensibilizzazione sociale e ambientale, in vista di un nuovo modello economico sostenibile non più procrastinabile, di rigenerazione della politica, con cui riportare l’attenzione sui problemi reali delle persone (lavoro, abitazione, servizi pubblici) e sugl’intangibili valori costituzionali, di diffusione del consenso per “irraggiamento”, per scaldare, come il sole, i corpi e le anime di un popolo umiliato e smarrito, disperatamente affamato di fiducia e soluzioni.
Durante uno degli ultimi incontri di Manisporche abbiamo cercato di individuare una nostra password che, partendo dalle espressioni e sensibilità individuali, esprimesse, in una sola parola, queste valenze.
Sono emerse subito due invarianti del nostro agire locale: la percezione della propria responsabilità, legata alla dimensione privata, e il principio del necessario cambiamento, unito alla dimensione pubblica e politica.
La parola chiave scelta per racchiudere questi pensieri è stata RI-GENERARE.
Essa contiene l’essenza da cui partire per passare dal significato profondo delle parole alla ponderata e proficua azione da intraprendere.
Restituire centralità ai binomi che alimentano ogni positiva attività sociale culturale e politica: parole e azioni, relazioni e coscienze, vita e bellezza, territorio e comunità, cultura e storia, persona e politica.
Molte sono state le parole-password proposte dai singoli, prima che l’assemblea di Manisporche scegliesse RI-GENERARE.
Siamo partiti dal brano Smisurata Preghiera di Fabrizio De André. Ci siamo sentiti quei “servi disobbedienti alle leggi del branco“, che viaggiano “in direzione ostinata e contraria per consegnare alla morte una goccia di splendore, di umanità, di verità“. Poi, abbiamo guardato in viso il nostro impegno politico, che comporta investimento di energie e concreta disponibilità alle rinunce. Ci siamo accorti di sperimentare l’eccezione, l’eresia possibile, con l’irresistibile spinta interiore a sovvertire gli attuali schemi della politica, liberandola dai luoghi comuni e dall’omologazione globale, con desueta fermezza, con molta autoironia e un pizzico di spirito di provocazione costruttiva.
Consapevoli di dover contrastare la piaga crescente dell’indifferenza, fuori e dentro di noi.
Avere le mani-sporche significa per noi essere intenti a costruire una politica-pulita, fatta di resistenza ai fenomeni sociali che spingono la storia nel verso contrario al cambiamento; custodire un senso di appartenenza al territorio, del quale avvertiamo l’anima e ne registriamo risorse e criticità, con la volontà di provare sempre, osando spesso il nuovo e l’inedito. Agiamo affinché la comunità, cui apparteniamo, riscopra il valore primario del bene comune.
Con questo spirito ci sforziamo di essere sentinelle attive e sensibili sul territorio, capaci di contribuire alla costruzione di una rete e di un progetto radicati su un nuovo vocabolario di senso e di parole e sulla ri-generazione totale del paradigma culturale e politico del nostro tempo.