Militarizzazione delle scuole
Non è passata inosservata l’iniziativa del Reggimento logistico “Pinerolo” in piazza a Monopoli, alla presenza di autorità cittadine, per omaggiare gli Internati Militari Italiani. Dispiace, però, che dietro l’obiettivo meritorio, vi fosse un sottile atto di propaganda bellicista da presentare come innocuo alle alunne e gli alunni presenti.
Da alcuni anni la presenza di corpi militari, sia all’interno che fuori dalle scuole, si sta intensificando in maniera secondo noi preoccupante.
Dentro le scuole compaiono sempre più spesso uomini e donne in divisa, per tenere conferenze o lezioni relative alla sicurezza e alla legalità, ma soprattutto per promuovere il proprio corpo d’appartenenza, e capita che le scolaresche vengano condotte in caserme e basi militari per cerimonie o iniziative promozionali, proprio come è avvenuto 2 giorni fa a Monopoli.
Un’invasione di campo suffragata da protocolli di intesa, firmati da rappresentanti dell’Esercito con il Ministero dell’Istruzione, gli Uffici Scolastici Regionali e Provinciali e le singole scuole.
Molti atenei italiani intrattengono con l’industria bellica rapporti decisamente stretti, attraverso cospicui finanziamenti alla ricerca o la sottoscrizione di protocolli tra università pubbliche e forze armate. L’intreccio è così forte che nel comitato scientifico della fondazione di Leonardo “Medor” ci sono ben 16 rettori delle università italiane.
Desta enorme turbamento il progetto annunciato, a più riprese, dal presidente del Senato Ignazio La Russa di istituire una “mini naja” collegata a crediti scolastici e a facilitazioni nel mondo del lavoro.
Come risposta alla crescente militarizzazione delle scuole, a marzo di quest’anno si è costituito in Italia un Osservatorio, da cui è nato un appello per “una decisa e costante attività di denuncia di quel processo di militarizzazione delle nostre istituzioni scolastiche”.
Noi pensiamo che la scuola sia il luogo dell’accoglienza, dell’inclusione, della solidarietà e della pace. E crediamo fondamentale che trovino spazio solo narrazioni e linguaggi di pace, da contrapporre alla crescente e pervasiva diffusione di propagande militariste in società e all’interno delle scuole.