No alla demolizione della “Giovanni Modugno”
Un’azione scellerata che peserà sulle tasche di tutti i monopolitani
Per il bene dei cittadini monopolitani, l’Amministrazione Annese deve fermare immediatamente le ruspe sulla ex scuola “Giovanni Modugno”, per le seguenti ragioni:
- Un immobile pubblico di 600 metri quadrati a pochi metri dal mare, in una posizione così strategica, rappresenta un ingente valore economico per la città, che per privarsene dovrebbe avere ragioni forti e indiscutibili. Il suo ruolo funzionale è ben più significativo del vicino e recente edificio, nato come deposito per minibus elettrici e ora bagno pubblico che, con la sua offensiva presenza, ostruisce completamente la vista del mare da via Europa Libera.
- La parte della ex-scuola, oggetto della demolizione, è costituita da diversi lotti di intervento, relativi a tre diversi periodi di costruzione: la palestra e i locali di servizio annessi sono degli anni ‘80; la pensilina in corso di demolizione è del 1992; la palazzina uffici del 1995. Le presunte ragioni di fragilità, dovute a un incendio di circa tre anni fa e sulle quali poggia l’urgenza dell’intervento, riguardano pochi locali di servizio adiacenti alla palestra, in una zona strutturalmente periferica, che non sembrano giustificare in alcun modo la demolizione dell’intero fabbricato.
- La stessa perizia di parte, commissionata dal Comune di Monopoli, non parla di un immediato rischio di crollo, ma della necessità di rapidi interventi di recupero. Non è un caso che la demolizione di una parte dell’edificio, avvenuta nel 2017, non abbia riguardato l’intero stabile ma solo quello dichiarato inagibile, risparmiando l’attuale complesso edilizio, che nell’anno successivo (2018) è stato oggetto di un avviso d’asta per la sua valorizzazione e gestione.
- Le ruspe dell’Amministrazione Annese sono un vero e proprio azzardo. Si sta demolendo un edificio nel bel mezzo di un contenzioso con un Privato, che è risultato aggiudicatario di un avviso d’asta per la gestione della struttura in chiave di pubblica utilità, il cui annullamento è stato due volte bloccato dal TAR Bari e solo recentemente ripubblicato. Il giudice ha inoltre avviato una perizia con un Consulente Tecnico di Ufficio (CTU), il cui svolgimento è ancora in corso. L’anticipo sui tempi giuridici da parte del Comune rischia di comportare, laddove il privato dovesse vincere il contenzioso, a edificio demolito, un pesantissimo risarcimento e un ingiustificabile danno economico per la città.
- È quantomeno imprudente avviare, per mera scelta politica, ben tre progetti di finanziamento (tra fondi GAL e ministeriali) sull’area tra largo Portavecchia e via Procaccia, basandoli sul presupposto della demolizione della ex-scuola. Qualunque progettazione sana e avveduta avrebbe puntato sul mantenimento di parte di essa, utilizzando i fondi disponibili per il recupero, e non per la demolizione. Evitando, tra l’altro, il rischio di perdere i finanziamenti e di imporre agli eventi l’improvvida accelerazione di questi giorni.
- È chiaro come le attività progettuali avviate finora siano del tutto inadeguate al valore paesaggistico ed economico dell’area di Portavecchia e di come non abbia alcun senso proseguire in questa prematura e arrogante scelta della demolizione. L’alibi di inseguire cospicui finanziamenti, non supportato né da una visione d’insieme né da una qualsivoglia forma di progettazione, non regge di fronte a una violazione dei tempi processuali e dell’investimento economico di un imprenditore, alla strategicità e bellezza del luogo né tanto meno alla sua storia e al rapporto con la città
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