Il piano paesaggistico frena gli eccessi del piano urbanistico

Il piano paesaggistico frena gli eccessi del piano urbanistico

Ieri, 12 maggio 2020, il Consiglio Comunale ha definitivamente approvato l’adeguamento del PUG (Piano Urbanistico Generale) al PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale) dopo anni di lavoro e molte modifiche al Piano Urbanistico.
Il PUG e il PPTR sono strumenti recenti che nascono dalla volontà di proteggere l’ambiente e le comunità da interventi di convenienza per pochi. Oggi, a Monopoli, dobbiamo ringraziare gli uffici regionali e la Soprintendenza se si è posto un limite agli appetiti edificatori salvaguardando il bene comune.
Il nostro consigliere, l’arch. Angelo Papio, malgrado tali premesse, ieri ha espresso un voto contrario che proviamo a motivare.
Con l’adeguamento del Pug al Pptr gli imprenditori edili, i tecnici progettisti e i privati proprietari di suoli edificabili dovrebbero avere certezze su norme e regole urbanistiche nel territorio di Monopoli.

Si arriva a questo risultato con 4 anni di ritardi e con un iter opaco e non lineare da parte dell’Amministrazione che fu di Romani e poi di Annese, animata dalla costante ed esclusiva preoccupazione di garantire solo le “rendite di posizione” ottenute grazie a un PUG altrettanto distonico nel suo processo di approvazione e di avvio.

La parte di territorio maggiormente sottoposta a una battaglia di interessi sul tavolo regionale è stata la fascia costiera, assoggettata da decenni a svariati vincoli. Qui il PUG ha previsto gran parte degli interventi di trasformazione urbana e territoriale, senza però supportarli con alcuna visione d’insieme, nonostante sia trascorso un decennio dalla sua approvazione. Al tavolo regionale sull’adeguamento, il risultato è stato un disarmonico compromesso e una grande occasione persa.

Dal punto di vista urbanistico, i 19 chilometri di costa monopolitana possono essere suddivisi in tre parti: una fascia a nord della città tra Cala Corvino e lo Stadio Simone Veneziani, una fascia a sud tra Porto Rosso e S.Stefano e la fascia del Capitolo che da S.Stefano giunge al confine col Comune di Fasano.

La principale trasformazione urbanistica della fascia nord si trova intorno alla via Marina del Mondo, la camionabile che collega il porto commerciale esistente con la zona industriale. Non c’è stato alcuno sforzo pianificatorio per dirimere le tensioni sorte tra i proprietari delle aree che insistono intorno al previsto porto turistico e non vi è stata alcuna progettazione pubblica della camionabile che corre parallela alla costa. Con una progettazione adeguata si sarebbe potuto ridisegnare lo skyline della città dal mare rafforzando il fronte costruito a monte della strada, alleggerendo di conseguenza e per quanto possibile la zona costiera a valle. Una sensibilità progettuale di tal genere avrebbe rassicurato gli enti sovraordinati sulle prospettive dell’amministratore locale. Invece, la Soprintendenza si è vista costretta a difendere, a priori e comprensibilmente, ogni brano di territorio rimasto libero e vergine.

Lungo la fascia sud, la più importante trasformazione urbanistica prevista dal PUG si trova nella grande maglia tipizzata “servizi di nuovo impianto”, compresa tra la zona Copacabana e Porto Marzano. Un’occasione straordinaria per una pianificazione unitaria se alla vigilia dell’approvazione del PUG non si fosse deciso di smembrare tale macroarea in tanti sottoambiti. Così, anche in questo caso, il confronto al tavolo regionale si è limitato a un corpo a corpo tra il Comune che ha difeso i diritti acquisiti dai privati col PUG, e la Soprintendenza che ha difeso i requisiti paesaggistici dei luoghi che, ripetiamo, erano già sanciti per legge prima della redazione del PUG.

Infine, la fascia costiera del Capitolo, compresa tra il centro della Frazione e la zona di Torre Egnazia, è l’unica che ha conservato il carattere unitario originario nella prevista zona turistico-residenziale. Aver conservato l’unitarietà dell’intervento, ha permesso di ridistribuire le funzioni al suo interno, senza perdere i singoli diritti privati acquisiti ma ottenendo una riorganizzazione dell’area completamente diversa, in grado di restituire, a una straordinaria zona balneare a strettissimo contatto con altrettanto affascinanti colture orticolo-olivicole, vivibilità sostenibilità e appetibilità.

I giornalisti, che seguono le vicende urbanistiche di Monopoli, ricorderanno bene che le indicazioni pianificatorie per questa zona del Capitolo, oggi incluse nelle tavole del PUG adeguato al PPTR, furono suggerite, in varie occasioni pubbliche a partire dal 2016, proprio da noi del Movimento Manisporche. Inascoltati ci rivolgemmo alla Soprintendenza che le fece sue e le ha riproposte all’Amministrazione, che ci è arrivata arrancando.

Gli operatori del Capitolo, per anni abbandonati a sé stessi e costituitisi in Comitato, oggi potrebbero chiedere un risarcimento dei danni economici per il ritardo con cui si è predisposto il piano di riqualificazione dell’area.

Un cittadino che non ha competenze in materia urbanistica, dell’approvazione di ieri in sala consiliare, potrà gioire ed è giusto che lo faccia, ma per i tecnici significa trovarsi di fronte a una pagina molto sgualcita di pianificazione urbana perché pianificazione non c’è stata. È mancata una visione che guardasse, in modo olistico, alla complessità del territorio e che mirasse al suo sviluppo economico integrato alla salvaguardia della bellezza dei luoghi.

In sintesi, quello di ieri è un risultato minimo esaltato in aula consiliare in modo sproporzionato, che mette in luce l’approccio asfittico con cui, nonostante gli eccezionali strumenti urbanistici messi in campo dalla comunità con elevati costi e grande pazienza, a Monopoli continua a essere trattato il territorio.

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